CTESIBIO, LA CLESSIDRA E IL SALVAGENTE
di Cristiano Zanetti
“Il termine clessidra è una parola composta che deriva dall’antico greco e letteralmente significa “ruba-acqua”. Le primitive clessidre erano infatti vasi con tacche segna-livello che si svuotavano tramite un foro nella base. Tali sistemi di cronometraggio erano poco precisi: la pressione dell’acqua diminuiva con il calare del livello del liquido, rendendo il flusso progressivamente più lento e scarso. Vitruvio, nell’ultimo capitolo del libro IX del De architectura, ci parla delle prime clessidre di precisione prodotte da grandi matematici greci quali Ctesibio d’Alessandria, inventore del III secolo a.C.
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Le clessidre descritte da Vitruvio presentano certe importanti caratteristiche meccaniche a cui guarda Leonardo interpretandole in modo originale. Nel f. 943r del Codice atlantico possiamo apprezzare il complesso ragionamento di Leonardo, fatto di rappresentazioni grafiche in sequenze progressive a cui alla fine si aggiunge una descrizione scritta nella classica grafia speculare leonardesca. Per ottenere l’uniformità del flusso di cui parla Vitruvio, Leonardo immagina una clessidra rifornita da un canale n che sversa costantemente dell’acqua nel recipiente m, montato su un perno, e quindi predisposto a un moto rotatorio che gli permette, tramite uno sversatore, di colmare progressivamente i ventiquattro «bottini» o “recipienti delle ore”, di cui qui vediamo rappresentato solo il primo. Due galleggianti, grazie alla spinta dell’acqua, fungono da attivatori di due diverse operazioni meccaniche…”
Estratto dal catalogo della mostra “Leonardo e Vitruvio. Oltre il cerchio e il quadrato” Collana del Centro Studi Vitruviani – Marsilio Editori